Come impattano le scelte politiche italiane sul costo dell’energia
L’Europa boccia il documento italiano contenente i dettagli sul Def, e chiede alle autorità italiane di assicurarsi che la manovra sia conforme alle regole fiscali comunitarie. L’attesa del progetto di legge di bilancio spaventa i mercati, ma quali potrebbero essere le implicazioni in materia energetica?
A monte troviamo ripercussioni prettamente macro economiche. All’interno del documento ci sono diverse variabili di attenzione come sicuramente il debito pubblico italiano: più aumenta, maggiore sarà l’esposizione del Paese a potenziali shock dei mercati. Le diverse prospettive di gestione dello stesso tra la commissione EU e le forze politiche italiane potrebbero condurre nel lungo periodo ad una rottura definitiva e un ritorno alla vecchia moneta, che farebbe chiaramente schizzare i costi dell’energia.
La seconda variabile è rappresentata dall’aumento dello spread: più ampio è questo valore, maggiore sarà la sofferenza della moneta unica. Infatti se l’Italia non dovesse riuscire a rinnovare i Btp in scadenza, anche a fronte di un incremento del tasso d’interesse, toccherebbe alla BCE comprare quei titoli iniettando nuova moneta, con conseguente svalutazione dell’Euro.
La terza variabile collegata allo spread che porta con sé implicazioni sul mercato energetico è il Brent. Al crescere dello spread, diminuirebbe il valore dell’euro quindi potrebbero di fatto paventarsi 2 scenari. Nel primo scenario, l’aumento del costo del Brent, dovuto al cambio €/$ sfavorevole, contribuirebbe ad un aumento complessivo del costo delle altre commodities. Nel secondo scenario, l’aumento dello spread e la flessione del cambio potrebbero tradursi in una crisi che rallenterebbe l’economia europea e la domanda energetica, con un conseguente decremento dei prezzi. Questo è il caso avvenuto in Grecia.
A valle invece le scelte politiche che si evincono nella nota integrativa del Def, che toccano la mobilità, l’efficienza energetica e le FER. Le misure sono volte a favorire la riduzione dei veicoli diesel e benzina, con possibili contributi pubblici all’acquisto di veicoli ibridi ed elettrici. Nel testo si anticipa anche un sostegno al car e bike sharing, e la costruzione di parcheggi intermodali in prossimità delle stazioni, oltre al rinnovo del parco mezzi di autobus e treni. Sotto il profilo fiscale si introdurranno delle agevolazioni per le società che riducono le emissioni con la cosiddetta Ires verde, oltre a politiche di promozione degli investimenti di miglioramento dell’efficienza energetica delle abitazioni. Per quanto riguarda le FER, l’obiettivo generale al 2050 è di avere un sistema energetico alimentato solo da fonti rinnovabili, ma le modalità saranno stabilite soltanto nel Piano Nazionale integrato per il clima.