Emission trading: analisi e previsioni
Prosegue la corsa della CO2 con nuove settimane da record per le quotazioni Eua.
La nuova impennata della scorsa settimana è stata innescata dalla Commissione europea che ridurrà il numero di permessi sul mercato per compensare il surplus del 2020 (+13% rispetto al 2019). Verranno quindi ritirati il 24% di permessi in circolazione e imputati a Riserva di Stabilità.
La politica si conferma nuovamente come driver rialzista all’interno della quarta fase (2021 – 2030) della Roadmap europea, in cui il cap di emissione annuale è passato da -1,75% a -2,2% per accelerare il raggiungimento del carbon neutrality al 2050.
L’inizio di questa corsa è partito a fine gennaio con la forzata interruzione delle aste, che ha comportato mancanza di volumi e interrotto i riferimenti sul prezzo spot. L’assenza del segnale spot ha impattato sulla crescita del prezzo forward che tra inizio e fine del periodo di assenza delle Aste, è passato da 30 a 35 €/T.
In uno scenario in cui la politica favorisce l’apprezzamento del costo dei permessi di emissione, la presenza del mondo finanziario è diventata sempre più importante, ma quanto pesa la componente speculativa?
Secondo Omar Miceli Head of Energy Management & Trading di Gruppo Cura “negli ultimi due anni il peso della componente finanziaria è notevolmente cresciuto e ad oggi rappresenta circa il 50% delle posizioni globali sul mercato dei permessi”. Il numero di Fondi di Investimento presenti sul mercato delle EUA, quindi quei soggetti non legati agli adempimenti ETS è cresciuto a dismisura, passando dall’estate 2020 ad aprile 2021, da 150 a circa 250.
Secondo Miceli, l’obiettivo green dell’Ue ha attratto il mercato finanziario che stima ritorni interessanti per i propri investitori e che continua ad aprire posizioni lunghe, innescando un meccanismo a catena che non si esaurirà nel breve termine e che si autoalimenta, “avremmo comunque assistito alla crescita dei prezzi Eua ma con un gradiente di velocità inferiore”.
L’Iniezione di liquidità delle banche centrali e l’ottimismo legato ai vaccini hanno contribuito all’aumento di trading speculativo. La borsa di New York, la più importante al mondo, guida l’ottimismo degli investitori su tutti i mercati. Quest’ottimismo sta generando una bolla tecnologica che spinge al rialzo su tutti i mercati. L’interesse ad investire in attività verdi fa aumentare i titoli collegati alle fonti rinnovabili o alle riduzioni delle emissioni CO2. Quindi le aspettative rialziste sul mercato ETS si rafforzano continuamente.
L’analisi statistica evidenzia come sia venuto meno il legame tra prezzo della CO2 e convenienza relativa del passaggio a gas da carbone nella generazione elettrica. Il prezzo della CO2 si è quindi staccato dai fondamentali e ha cessato di essere stimolo allo switch tecnologico. Storicamente quando il prezzo della CO2 cresceva questo favoriva il passaggio verso tecnologie più efficienti, invece da metà 2019 il prezzo della CO2 si è collocato a un livello pari al doppio del prezzo di switch carbone/gas, con ampie oscillazioni e punte anche superiori a 3, e picco di 8 a inizio 2020. Avendo superato il prezzo necessario a favorire lo switching non esistono limiti superiori che possano arrestare il trend.
Quale sarà l’impattato di questo aumento sulle aziende?
Tutti i settori che rientrano nell’ETS subiscono un impatto diretto in costante aumento. Tutte le altre aziende ne risentiranno indirettamente attraverso i costi delle fatture energetiche. Da metà 2019 la correlazione tra prezzo della CO2 e PUN è cresciuta oltre il 50%, raddoppiando rispetto al periodo precedente, a dimostrazione del fortissimo impatto dei prezzi della CO2 sul prezzo dell’elettricità all’ingrosso.
Il prezzo di switching rappresentativo per i player della generazione elettrica sotto ETS, non lo è per l’industria che, oltre a dover acquistare quote per l’utilizzo di combustibili senza alternative nel ciclo produttivo (soprattutto gas naturale), subisce il trasferimento da parte dei produttori elettrici del prezzo della CO2 ai prezzi finali dell’elettricità. Evidente il ribaltamento dei costi per i consumatori finali.
Quali sono i forward per prossimi 6 mesi?
Secondo Miceli “salvo eventi non prevedibili o modifiche regolatorie del meccanismo, il trend rialzista rimarrà un riferimento per i trader energetici. Infatti nonostante i diversi ritracciamenti a cui abbiamo assistito, il valore delle Eua non è mai tornato ai livelli pre rally”. Il prezzo dei permessi potrebbe oscillare verosimilmente tra i 49 e i 56€/T, e anche in presenza di ulteriori correzioni al ribasso fino a 46 €/T (limite inferiore delle Bande di Bollinger), il trend di lungo periodo rimarrebbe rialzista. Un altro elemento che potrebbe influire sulle previsioni per i prossimi mesi è l’avvio del mercato UK, oggi disgiunto e autonomo dal mercato ETS (prime aste avvenute tra il 17 e 21 Maggio 2021). Difficile prevedere ad oggi quale sarà la correlazione tra i due mercati e in che modo l’uno influenzerà l’altro, sia in termini di fondamentali che di liquidità.
In conclusione a 16 anni dal suo avvio, il sistema ETS sembra essersi allontanato dal suo obiettivo iniziale, quello di innescare nell’industria europea meccanismi virtuosi e capaci di attivare investimenti in tecnologie a bassa emissione di CO2. La corsa al rialzo dei prezzi del 2021 sta evidenziando un distacco dalla realtà a beneficio della finanza. I prezzi superiori a 50 €/T erano previsti solo dopo il 2025 e quest’impennata delle quotazioni penalizza nel presente le imprese europee, che non riescono a rispondere con tecnologie di decarbonizzazione efficaci, di fatto oggi non ancora disponibili.