I costi nascosti nel post covid: l'uplift
Il corrispettivo “uplift” legato ai costi del dispacciamento ha registrato un nuovo record storico per il mese di aprile pari a 19,53 €/MWh. Ma di cosa si tratta?
Il cosiddetto Uplift è il corrispettivo unitario per l’approvvigionamento delle risorse nel Mercato per il Servizio di Dispacciamento (MSD). Questa voce di costo viene stimata da Terna su base trimestrale e viene fatturata agli Utenti del dispacciamento per i prelievi effettivi di energia elettrica del trimestre. Tecnicamente l’Uplift è il rapporto tra controvalore delle varie voci di costo che lo compongono e l’energia prelevata dalla rete.
Nel 2016 il dispacciamento dell’energia fu al centro dell’attenzione mediatica poiché proprio l’Uplift al culmine della stagione speculativa primaverile aveva toccato quota 18,62 €/MWh. Questo costo è legato al mercato del Dispacciamento che in Italia è gestito da Terna, soggetto responsabile dell’equilibrio della rete elettrica. Terna ha il compito di effettuare correzioni sui programmi di produzione delle diverse centrali energetiche italiane quando l’energia programmata e l’energia chiesta dal mercato non coincidono. Per cui abbiamo 2 mercati in cui si scambia l’energia: il Mercato del Giorno Prima (MGP) sul quale si scambia l’energia che si prevede sia necessaria (ovvero quella programmata e prodotta dalle centrali) e il mercato del Servizi di Dispacciamento (MSD) in cui si bilanciano deficit dell’ultima ora. Quando l’energia programmata e l’energia necessaria non coincidono, Terna richiede in tempo reale alle centrali elettriche di produrre più o meno energia. I costi sostenuti da Terna per bilanciare il mercato vengono racchiusi tra i costi di dispacciamento tramite un meccanismo che si chiama uplift.
La crisi causata dal Covid-19 ha causato scenari energetici senza precedenti storici con costi di Uplift vicino al costo della materia prima (24.81 €/MWh PUN). Questi costi andranno spalmati in bolletta a carico del consumatore. In sostanza a fronte di una forte incertezza della programmabilità dei consumi a causa del Lockdown e della presenza consistente di rinnovabili, i produttori che sono riusciti a fornire gli inevitabili servizi di regolazione (CCGT), lo hanno fatto ad un prezzo molto elevato. Sapendo quanto il loro servizio fosse indispensabile e nel rispetto delle regole di mercato, i produttori hanno operato senza preoccuparsi troppo del contesto della crisi economica e della ricaduta di questi costi sui consumatori.