Il peso dell’idroelettrico nei prezzi power 2019
L’idroelettrico fornisce circa il 20% della generazione elettrica italiana, e costituisce circa il 40% dell’energia rinnovabile nazionale. L’Italia con 18,5 GW installati al 2015 secondo dati AEEGSI-Terna, sarebbe al quarto posto in Europa per energia idroelettrica generata. La potenza installata è aumentata lentamente ma costantemente di circa il 10% in 15 anni, mentre il numero delle installazioni è aumentato molto più velocemente.
Nel 2015, l’idroelettrico è cresciuto di circa 700 MW (+3,2%), rispetto al 2010 grazie allo sviluppo del mini-hydro che rappresenta il 63% degli investimenti in nuova capacità. Invece la situazione degli impianti medio grandi (potenza maggiore di 10 MW) è ormai stabile. Dunque a fronte di un forte aumento del numero di centrali si è contrapposto un calo della potenza media. Oltre agli investimenti sui grandi impianti ciò che influisce sulla produzione idro è sicuramente la situazione climatica.
Fonte Terna
La curva della produzione idroelettrica
Comparando la produzione idroelettrica negli anni si evince l’andamento della curva di produzione annuale.
Nel Q1 si apre una fase discendente poiché le precipitazioni si concentrano soprattutto sotto forma nevosa e proprio per questo il livello idroelettrico è simile ad ogni inizio anno. Nel Q2 la curva intraprende una fase ascendente per tutta la primavera ma il livello è variabile di anno in anno sia per motivi metereologici che per strategie energetiche. Infatti nel Q2 le centrali idrofluenti producono ad ogni costo, invece le centrali a bacino ottimizzano il loro rendimento economico, producendo e vendendo energia in periodi con prezzi maggiori. Questa strategia stempera di fatto l’effetto calmierante dei prezzi. Tra il Q2 il Q3 la curva è tendenzialmente decrescente poiché con il procedere della stagione vegetativa e l’aumento delle temperature l’acqua viene assorbita dal terreno. Quindi anche in presenza di precipitazioni vi è un azzeramento dei fenomeni di ruscellamento e un calo delle portate dei fiumi. Questo accade soprattutto da maggio a giugno.
Nel Q3 il calo dell’idrofluente è generalmente repentino ma la produzione idro complessiva scende più lentamente, compensata dalla produzione da impianti a bacino (che sono generalmente ai massimi livelli annuali). Le dighe infatti iniziano a rilasciare gradualmente acqua con le strategie e modalità descritte sopra. A settembre e per tutto il Q4 la curva riprende a salire verso l’alto con una maggiore produzione di idrofluente, se in presenza di un autunno piovoso.
Al contrario, con un autunno secco (vedi 2017 e 2015) le produzioni si mantengono molto basse anche nel Q4 perché generalmente l’apporto della produzione da bacino eccede di rado in questi periodi 1 GW medio giornaliero. I livelli dei bacini di media montagna o collinari tendono ad essere bassi, raggiungendo generalmente i minimi annuali verso ottobre-novembre, a differenza di quelli in alta montagna o nelle Alpi che lo raggiungono generalmente a fine inverno prima del disgelo.
Quali sono le previsioni idroelettriche per il Q2 2019?
Analizzando la settimana in corso vediamo un andamento simile a quello del 2017 soprattutto nei livelli di produzione da bacino, anche se i dati relativi al 2019 evidenziamo un fine inverno e una primavera più secchi rispetto a due anni fa.
Analizzando le previsioni in dettaglio si presentano due possibili scenari di produzione idroelettrica in GW medi giornalieri complessivi tra bacino e idrofluente. Il primo scenario vede un aprile moderatamente piovoso e un mese di maggio piuttosto secco (65% di probabilità). Il secondo scenario prevede un aprile molto piovoso e un maggio nella media (35% probabilità) con forti precipitazioni su alpi e pre-alpi nella prima parte di aprile con il parziale riempimento dei grandi laghi situati a livelli bassissimi.
La situazione nelle alpi francesi, austriache e svizzere è completamente diversa rispetto a quella italiana. La modalità di circolazione emisferica infatti ha favorito costantemente correnti nordiche; i blocchi anticiclonici su UK e Spagna hanno portato intense precipitazioni nevose sulla fascia alpina non italiana. Entrambi gli scenari previsionali francesi delineano perciò un quadro diverso da quello italiano.